A scopo puramente informativo, ecco alcuni elementi-guida di carattere generale, utili ad interpretare i valori dell’ossigenazione rilevati con un ossimetro (chiamato anche saturimetro o pulsossimetro).
I normali valori di saturazione dell’ossigeno nel sangue, ed i valori bassi
L’ossimetro, o saturimetro, o pulsiossimetro è un dispositivo elettronico poco costoso, che serve a misurare in modo semplice anche a casa propria la quantità di ossigeno legata all’emoglobina nel sangue in rapporto alla quantità totale di emoglobina circolante
Ecco alcune linee guida generali circa i valori rilevabili con questo strumento. Le illustriamo a scopo puramente informativo, in quanto solo il medico è competente in materia.
- In una persona sana, il normale livello di saturazione dell’ossigeno nel sangue (o SpO2) , “dovrebbe” risultare pari a circa il 94% – 99%.
- Nei soggetti con malattie respiratorie lievi, la saturazione di ossigeno (o SpO2) “dovrebbe” essere del 90%, oppure superiore.
- Se il livello di saturazione scende al di sotto del 90%, un livello che non è accettabile per un periodo prolungato di tempo, viene in genere prevista una supplementazione d’ossigeno.
Per il medico, oltre ai valori assoluti può essere utile conoscere anche come si è andata evolvendo nel tempo la tendenza dei valori di volta in volta rilevati. Quindi, è buona norma tenere sempre traccia delle rilevazioni che si fanno.
Nel caso doveste rilevare valori insoliti rispetto alla media, questi potrebbero dipendere solamente da degli errori di misurazione.
Ma potrebbero anche dipendere da dei problemi, a volte anche gravi, che necessitano di un’intervento medico, il quale va perciò interpellato.
La maggior parte degli ossimetri in commercio consentono di monitorare, oltre che il livello di ossigeno, anche la frequenza cardiaca.
Eventuali anomalie che si dovessero riscontrare in entrambe queste rilevazioni – in particolare un’alta frequenza cardiaca accompagnata da un calo di SpO2 – potrebbero indicare l’esistenza di un qualche problema e, di conseguenza, la persona interessata dovrebbe essere sottoposta alle valutazioni di un medico.
A parte ciò, ed indipendentemente dai dati rilevati, occorre innanzitutto che il medico prenda in considerazione la persona interessata – in sé -. Questo perché queste rilevazioni sono solo uno (ancorché importante) tra i numerosi importanti elementi da dover valutare.
L’ipossia e i suoi sintomi
L’ipossia è una condizione patologica dovuta ad una carenza di ossigeno. Quindi, quando una persona si trova in una patologica carenza di ossigeno si trova in ipossia. Può essere sia generalizzata, sia localizzata in una o più regioni del corpo. In quest’ultimo caso si parla d’ipossia tissutale.
Alcuni dei principali sintomi dell’ipossia sono costituiti,
- dall’emicrania;
- dalla fatica,
- dalla stanchezza;
- dalla dispnea;
- da aritmie o palpitazioni;
- da variazioni anomale della pressione sanguigna;
- dalla nausea o dal vomito;
- da cianosi;
- da euforia o sensazione di dissociazione;
- da confusione, perdita di memoria e problemi conoscitivi;
- da disorientamento e movimenti non coordinati.
Una forte ipossia può provocarci,
- una perdita di coscienza,
- delle convulsioni,
- il coma e perfino la morte.
Le variazioni nella saturazione d’ossigeno (SpO2) nelle variazioni d’altitudine
E noto che con l’aumento dell’altitudine diminuisce la pressione atmosferica e che, conseguentemente, diminuisce anche la quantità di ossigeno che arriva ai nostri polmoni, il che implica che il sangue porta meno ossigeno ai nostri tessuti.
La quantità di ossigeno nell’aria (quantità, che come detto, in quota diminuisce) ha un effetto significativo sulla saturazione di ossigeno (o SpO2) di una persona. Ad esempio, un valore pari al 98% ottenuto a livello del mare equivale ,
- ad un valore pari al 95% ottenuto a circa a 1500 metri di altitudine sopra il livello del mare,
- ad un valore del 90% circa a 3000 metri di altitudine.
Non è quindi un caso che sopra i 3000 metri di altezza anche alcune persone sane ma non abituate alle elevate altitudini possano non riuscire ad adattarsi subito al basso livello di ossigeno, e che la loro SpO2 possa scendere al di sotto della soglia del 80%, portandole in una condizione d’ipossia.
Fonti
http://patfyz.medic.upjs.sk/acom/hypoxia.pdf
http://dhss.alaska.gov/dph/Emergency/Documents/ems/assets/AirMedCourse/EMS-F_Chapter4.pdf
http://www.faa.gov/pilots/safety/pilotsafetybrochures/media/hypoxia.pdf
http://criticalcaremedicine.pbworks.com/f/detection+of+hypoxia+at+the+cellular+lecel.pdf
http://www.hboorcca.com/pdf/information/Chp%205%20Hypoxia.pdf
http://link.springer.com/chapter/10.1007%2F978-0-387-75246-4_97