La proteina C reattiva (PCR) è una proteina prodotta dal fegato il cui aumento nel torrente ematico è il sintomo di un’infiammazione in corso.
Proteina C reattiva: marcatore generale d’infiammazione
La proteina C reattiva, o PCR (dall’inglese Protein C-Reactive) è una sostanza prodotta dal fegato. Quando nel nostro corpo sono in atto processi infiammatori aumenta la sua concentrazione nel sangue. Quindi aumenta in presenza di processi flogistici.
Il livello di proteina C reattiva viene misurato attraverso esami del sangue. Gli elevati livelli suoi non causano nel nostro corpo sintomi apparenti o sintomi che possano essere notati.
Il valore della PCR che si ottiene dagli esami è considerato un «marcatore» d’infiammazione: perciò servirà per le eventuali ulteriori specifiche indagini diagnostiche.
Un suo aumento può indicare anche il riacutizzarsi di alcune patologie infiammatorie come l’artrite reumatoide, il lupus, e la vasculite.
Sempre a proposito dell’utilità di questo marcatore generale d’infiammazione ed all’evolversi di alcuni processi infiammatori, va detto che numerosi dati di diversi studi scientifici lasciano ipotizzare che (anche) alcune infiammazioni croniche interne di basso grado – col passare nel tempo – possano poi portare a molte gravi patologie correlate all’età come malattie cardiache, alcune forme di cancro, e patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer e quello Parkinson.
Le possibili cause di elevati valori di proteina C reattiva
Un elevato valore della proteina C reattiva (PCR) può indicare la presenza di molte patologie, comprese le malattie cardiovascolari, il cancro, le infezioni, e le patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide, il lupus, ed anche le patologie infiammatorie intestinali. Un valore cronicamente elevato di PCR potrebbe però essere anche influenzato,
- dalla genetica,
- da uno stile di vita sedentario,
- da un eccessivo stress,
- dall’esposizione a delle tossine ambientali come il fumo passivo di tabacco.
Ma anche la nostra dieta abituale ha un grosso impatto su questo “marcatore”, in particolare se ad alti contenuto di cibi raffinati e di cibi “industriali”.
Come si rileva il livello della proteina C reattiva
I livelli di proteina C reattiva (PCR), come detto vengono misurati attraverso degli esami del sangue. Due sono utili a verificare quali sono i suoi livelli.
- Uno, in grado di indicare un’aumento non specifico della PCR che si verifica in contemporanea ad infiammazioni generiche nel corpo.
- L’altro, l’hs-PCR, misura invece il grado d’infiammazione dei vasi sanguigni: questo test viene utilizzato per stabilire se ci sono rischi di malattie cardiache.
Livelli di proteina C reattiva ed il rischio cardiaco
In genere si ritiene che se la PCR è minore di 1.0 mg per litro di sangue il rischio di patologie cardiache sia basso.
Se invece la PCR rileva valori che vanno da 1.0 a 3.0, il rischio sia medio.
Se oltrepassa i 3.0, il rischio viene considerato elevato: uno studio canadese del 2005 svolto su una popolazione femminile, ha concluso che sul campione preso in osservazione livelli di PCR superiori a 1.77 mg/L erano accompagnati da un aumento significativo del rischio associato ai classici fattori di rischio cardiovascolare. [7]
PROTEINA C-REATTIVA E RISCHIO CARdIOVASCOlARE: UTILITA’ E LIMITI
L’evidenza di una interazione prognosticamente sfavorevole tra PCR e l’equazione di rischio di Framingham nota anche come Framingham Risk Score. [Si tratta di è un’equazione il cui risultato corrisponde ad una percentuale di rischio, stimato a 10 anni, d’infarto del miocardico acuto, di scompenso cardiaco e di ictus] è stata osservata sempre nella popolazione femminile del Women’s Health Study (figura sopra)] [7, 8, 9, 10]
Questo studio prospettico evidenzia come la presenza di alti livelli di PCR sia accompagnata ad un incremento degli eventi cardiovascolari nelle diverse categorie di rischio definite mediante l’impiego dell’equazione di rischio di Framingham. [10]
La PCR e le patologie artritiche ed autoimmuni
A proposito di questi esami e delle patologie artritiche ed autoimmuni va detto che,
- le persone con alcune patologie artritiche o patologie autoimmuni tendono ad avere livelli elevati di proteina C reattiva, a causa dei processi flogistici che stanno alla base di queste malattie;
- un’artrite potrebbe spingere i risultati dei test ben oltre il range utilizzato per calcolare il rischio di una patologia cardiaca: nella maggior parte di queste persone, i livelli di PCR tendono ad andare oltre i 100 mg/L;
- il test ad alta sensibilità hs-PCR non viene utilizzato per i pazienti affetti da artrite reumatoide, da malattie infiammatorie dell’intestino, o altre condizioni autoimmuni: piuttosto i medici valutano l’infiammazione per mezzo di un test che misura i livelli eccedenti i 10 mg/L.,
- relativamente alle malattie artritiche e autoimmuni, un livello pari o inferiore a 10 mg/L viene considerato «normale» quando si ricerca la proteina C reattiva.
Dato che un test hs-PCR non è adatto anche per calcolare i rischi cardiovascolari delle persone con delle patologie infiammatorie, per queste si dovrà prendere in considerazione anche l’esistenza di possibili (ben conosciuti) alti fattori di rischio come,
- l’ipertensione,
- il colesterolo alto,
- il fatto che fumino o meno,
- il loro peso,
- il loro rischio di diabete.
I trattamenti convenzionali per abbassare gli alti livelli di proteina C reattiva
premesse
La riduzione dei valori della proteina C reattiva (PCR) non garantisce anche la riduzione dei rischi di patologie cardiovascolari o autoimmuni.
A questo proposito occorre infatti sapere che una PCR alta viene definita dai medici un «biomarcatore»: un biomarcatore è un fattore da tenere in considerazione quando si esamina la salute di una persona, ma non è un’indicatore sufficiente per fornire da solo una diagnosi particolare.
la dieta
Recenti ricerche scientifiche hanno indicato che una dieta salutare può ridurre i livelli della proteina C reattiva. La dieta mediterranea in particolare pare essere in grado ridurre i livelli di questa proteina. [6] Se sei a rischio di contrarre malattie cardiache, segui in ogni caso una dieta sana.[3]
Generalmente i medici chiedono alle persone con questi problemi di fare ulteriori sforzi per ridurre le infiammazioni ed i rischi di patologie cardiache mediante l’adozione di una “dieta antinfiammatoria”. [1]
i farmaci
Se hai un rischio elevato di patologie cardiovascolari, ed i tuoi esami mostrano un alto calore di PCR, il medico potrebbe suggerirti l’assunzione di statine od altri farmaci per abbassare il livello di colesterolo. Potrebbe consigliarti anche una terapia a base di aspirina.
E’ stato dimostrato che anche la vitamina C è in grado di ridurre i livelli di PCR nelle persone ad alto rischio di patologie cardiovascolari.
Recenti studi suggeriscono che anche i probiotici potrebbero avere un’effetto positivo sulla riduzione della proteina C reattiva.[2, 4, 5]
Fonti
[1] https://www.drweil.com/health-wellness/body-mind-spirit/heart/elevated-c-reactive-protein-crp/
[2] http://www.healthline.com/health/c-reactive-protein#results6
[3] http://advances.nutrition.org/content/6/6/738.full
[4] http://doi.org/10.1016/j.freeradbiomed.2008.09.030
[5] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5295064/
[6] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4339461/
[7] St-Pierre AC, Bergeron J, Pirro M et al. Inflammatory markers and long-term risk of ischemic heart disease in men A 13-year follow-up
of the Quebec Cardiovascular Study. 2005; 182: 315-321. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16159604
[8] Ridker PM, Rifai N, Rose L, et al. Comparison of C-Reactive Protein and Low-Density Lipoprotein Cholesterol Levels in the Prediction of First Cardiovascular Events. N Engl J Med. 2002; 347: 1557-1565. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12432042
[9] La valutazione del rischio cardiovascolare
nel paziente iperteso: confronto tra score http://www.giornaledicardiologia.it/allegati/00740_2004_09/fulltext/09-04_03%20694-704.pdf
[10] FRANCESCO PACIULLO, MASSIMO R. MANNARINO, MATTEO PIRRO PROTEINA C-REATTIVA E RISCHIO CARdIOVASCOlARE: UTILITA’ E LIMITI http://www.sisa.it/upload/GIA_2012_n2_3.pdf